...e l'ever si tinge di buona musica...serata tanto emozionante quanto inaspettata...concerto di Paolo Sereno(che,per chi non ne avesse mai visto neanche una foto,assomiglia a Cisco e al grande Lebowsky)...musicista a me sconosciuto fino a ieri pomeriggio...poi la straordinaria notizia che verrà a suonare anche Don Ross...altro musicista a me sconosciuto fino a ieri pomeriggio...un pò di ansia per la buona riuscita della serata...arrivo a lavoro e Mr Fala mi presenta subito il fonico,Nicola,(che detta come va detta è una cartola unica...grasse risate)e Paolo(presentatomi come "quello di Mission Impossible...Fala non poteva trovare modo peggiore per presentarci...dai cacchio,non si può presentare una persona in quel modo...è un pò come quando da piccolo mi presentavano come "il fratello della Viola"...lui ne risente un pò,ma lascia perdere)...inizialmente sulle sue...un pò restio alle chiacchiere...scopro poi che l'agitazione dovuta al fatto di suonare con un maestro del finger picking,quale è Don Ross,lo fa letteralmente impazzire...dopo due chiacchiere con Nicola arriva il mitico Don...un omone gigantesco che nei modi e nella voce ricordano un pò Babbo Natale...un gigante gentile con una voce profonda che ti rapisce...timidamente mi chiede una boccia d'acqua frizzante...poi si mette a tirare fuori le chitarre(che costano come la golf di fala) e tutti i suoi attrezzi..intanto si apparecchia...un pò di sound check(preludio di una suonata memorabile)...e poi mangiano...prima di iniziare c'è un'aria strana nel locale...i suonador non hanno ancora iniziato,ma tutti stanno zitti e quelli che parlano lo fanno bisbigliando,quasi come se volessero rendere l'aria che respirano ancora più speciale...come se volessero assaporare ogni attimo prima del concerto...poi Paolo prende la chitarra...fa due o tre gag che tolgono subito il manto di "sacralità"...si sa,le risate permettono tutto..."da quando c'è il video su youtube tutti mi ricordano per quella canzone...Mission Impossible"....che figura di merda...ne accenna un pò...il suo cartellino l'ha timbrato...ora si può incominciare a sentire il vero Paolo Sereno...il trittico della vita di mare è emozionante...non avevo mai ascoltato questo tipo di musica...è coinvolgente...nel senso che ti senti davvero in un mondo parallelo,è come se quello che il titolo vuole alludere si crei,nota per nota,davanti agli occhi...la preghiera delle donne che vedono salpare i loro mariti per il mare è una cosa unica...Danza Bianca ti fa sentire come un'entità eterea..come un argenteo ballerino che muove passi sicuri,certi,precisi,perfetti...dolci,eleganti....pazzesco...la musica di Paolo Sereno ti fa emozionare a tal punto che vuoi tentare di trasmettere quello che provi al mondo..applausi calorosi e sentiti...finisce...poi arriva lui...che,come ogni buon musicista,sa trattare il pubblico...fa ridere con il suo italiano arrotondato dall'inglese...poi rinuncia e parla in inglese...parla del motivo della composizione dei pezzi...e,cosa assolutamente straordinaria,riesce a fare incipit che ti fanno vivere realmente quello che ha vissuto...poi parte la musica...e allora è come se riuscissi a sentire la brezza che tirava mentre era dai suoi amici nelle loro case "di montagna"...la pace,la serenità...poi il pezzo "blue bear"...mitico...e tutto le sperimentazioni di vari generi...davvero unici...dopo circa un'oretta finisce e,come se volessero dare l'ultimo colpo di grazia alla nostra estasi,suonano insieme e...mio dio...sono pazzeschi...la serata finisce...dopo il tradizionale cicchetto della buona riuscita della serata se ne vanno,ma nell'ever rimane la sensazione che una pagina di storia sia stata scritta...d'ora in poi ci sarà il sentore di aver assistito non solo ad un concerto,ma ad una vera e propria danza...di risate,momenti toccanti,agitazione,serenità ed estasi....il fatto di vedere questi due grandi della musica così da vicino,averci parlato mi ha fatto arrivare ad una conclusione...sono diventati grandi musicisti forse proprio per le grandi persone che sono...per quello che riescono a trasmettere,per quello che riescono a dare...e per il modo in cui lo fanno...un applauso, quindi,a Paolo Sereno e a Don Ross...
domenica 27 febbraio 2011
Tecniche d' apnea
Inizia sempre così: una sera, al bancone del solito bar, le solite facce che si piegano nei soliti discorsi, le solite paranoie riaffiorano alla mente, i soliti problemi galleggiano sul fondo di una birra ormai calda. Inizia sempre così: con una canzone. In questo caso " Elderly woman behind the counter in a small town" dei Pearl Jam. Inizia sempre così: un attimo di epifania che non scorderai perlomeno fino all'inizio del sucessivo ciclo di cinica quotidianità. In quel momento, però, ti trovi a guardare la tua vita dall'alto, di tre quarti; incominci a vederti dall' esterno, come in terza persona, sorridendo del fatto che una delle cose che la tua mente salva dell' infanzia siano i videogiochi, ai tempi innovativi, in terza persona, appunto. Incominci a vederti molto più vecchio di quello che sei in realtà, incominci a sentire uno strano malessere al livello della gola come se avessi il nodo della cravatta stretto, anche se sai benissimo che è impossibile visto che l'ultima volta che l' hai portata è stata al matrimonio di tua cugina sei anni prima. Da un paio di anni è come se tutto intorno a te avesse preso la pozione di Alice per rimpicciolire. Ciò che fino a qualche anno prima pareva sembrarti abbastanza, se non enorme, incomincia, adesso, a starti stretto. Quelle facce, quelle strade, quella birra; anche quel dialetto, quel linguaggio fatto di neologismi noti alla tua schiera e a pochi altri ti sembra volgare, quasi come se fosse una zavorra pesantissima che ti tiene fermo, anche se, ad essere sinceri, tu non avresti poi il desiderio di andare da nessuna parte. Il fatto che le distanze nel mondo si siano accorciate nel giro di una decade grazie alle nuove forme di comunicazione e di diffusione ti ha permesso di conoscere e di agognare di fare quei luoghi tuoi, non nel senso di possedere, ma di far si che essi diventino la tua terra o, meglio, che la tua terra si adegui a loro. Ti rendi conto che i tuoi luoghi non sono ancora pronti per questa evoluzione, ti rendi conto che il tuo desiderio di modernità, di nuovo non potrà mai essere esaudito stando fermi in quei luoghi che hai sempre vissuto.
E così decidi di partire, un viaggio alla scoperta di tutto ciò che il mondo ti può regalare, insegnare e, a volte, far odiare. Giri per un periodo non definito con ritorni sempre meno duraturi e con l'utilizzo di svariate tecniche d'apnea appena varchi la soglia di casa tua. Continui a viaggiare sempre più lontano, conoscendo facce, annusando profumi, assaggiando sapori e sentendo melodie di altri popoli, di altre culture, di altre terre.
Scopri di amare tutte quelle terre, di sentirti a casa e di accettare come tale ogni luogo ed ogni gente che ti permette di stare bene, entrano nel tuo cuore sicure di rimanerci.
Scopri un universo completamente nuovo e ti trovi a parlare della Tua terra dando da bere alla sete di coloro che ti hanno raccontato la loro; ti trovi a riscoprire i piaceri della tua terra, di portare in alto il vessillo della tua casa, di incominciare a notare le luci e i colori solamente quando li vedi brillare negli occhi dei tuoi ascoltatori.
E finisce sempre così: dopo un numero considerevole di viaggi ti trovi a varcare di nuovo la soglia di quel solito bar, rivedere le solite facce, sentire le solite canzoni e capire che, in fondo, anche se la tua voglia di viaggiare e di sete di mondo non è certo assopita, la tua terra ha assunto una tonalità nuova e non perchè ha subito un'evoluzione durante i tuoi viaggi, ma perchè, piuttosto, ti sei evoluto in seme di questa evoluzione, sarai tu, d'ora in poi a portare un pò di mondo nella tua terra, sarai tu a trasmettere, come un amplificatore, quello che il mondo ti ha cantato addosso .
Conoscere Bruno Monti
La vita è un continuo amalgamare le esperienze vissute con quello che sta capitando nel presente. Capita, così, di ritrovarsi in una stanza e sentire l' odore dei panni stesi di quando eri piccolo, entrare in un bar e vedere il marrone delle gite domenicali per i boschi nel caffè, sentire un sapore di innamoramento infantile quando entri dal fornaio. Capita, oppure, di trovarsi in un caldo pomeriggio di Giugno a parlare con un pezzo di storia che continua strenuamente a combattere per la propria esistenza e non , come purtroppo succede spesso, per la propria sopravvivenza e a sentire un vecchio disco che incomincia, imbarcato, a girare e una puntina fedele che lo scorre per l' ennesima volta.
Incominci a vedere delinearsi quella figura di quel nonno saggio e amorevole che ha voglia di insegnarti cos' è stata la sua vita senza aver pretese di capire la tua, ma con la ferma convinzione che la sua abbia contribuito, oltre che biologicamente, in qualche modo alla tua.
Ti trovi, così, a mettere due occhi troppo giovanili rispetto all' effettiva età del proprietario davanti all' argomento che, ai tempi, era slogan dei nemici : " la patria " .
Ti viene voglia di conoscere questa persona, di capire chi è e , perchè no, fingere che sia il tuo nonno almeno per un pomeriggio. ( quando poi, intercalando il disappunto per il " lei " che con rispetto gli rivolgi con accento e parole del tuo dialetto, è fatta, ti senti come davanti la stufa d' inverno,mancano solo le caldarroste ).
Non avendo quella tranquillità di poter fare domande stupide, non essendo effettivamente il nipote legittimo, tenti di porre un quesito che riesca a non far trapelare quella tua voglia parentale e che, comunque, ti porti più vicino alla conoscenza dell' uomo e non della figura storica.
" Perchè hai incominciato a fare il partigiano? credevi in un' Italia unita? "
Sorride, tira fuori un pò di appunti, preparati per l' intervista, dandoti la chiara dimostrazione della sua voglia di trasmettere un messaggio chiaro e oggettivo ai giovani, ed incomincia a spiegarti un pò come sono andate le cose dal '43 al '45 qui " dalle nostre parti " .
Ti apparecchia davanti la situazione dell'Italia, dei fascisti, dei partigiani e delle famiglie contadine dei nostri monti. Mi fa vedere come la condizione di combattente per la libertà non fosse una scelta poi tanto arbitraria (nel '43 il bando di chiamata per la Repubblica di Salò fece da spartiacque tra quelli che andarono a difendere Mussolini e quelli che si diedero alla resistenza). Ti sembra di essere tornato a scuola quando rispondevi ad una domanda sbagliando completamente la risposta: com'è possibile che la scelta dei partigiani, gli eroi che la mia emilianità mi ha portato a far convivere nella mia mente spalla spalla con Superman, l' Uomo Ragno e Chè Guevara, quelle figure belle, limpide, pure, fiere che abitavano la mia testa come degli angeli per la pace, fosse dettato da un "o così o così " ?.
E' strano trovarsi un partigiano davanti che ti dice : " ...io ero un cinno - bambino - un giorno mio padre mi prese e mi disse ven ben via da lè - vieni via da li - che è meglio nascondersi perchè a quelli li non importa se sei solo un bambino, tal speren! - ti sparano - ed è così che sono diventato partigiano" .
La cultura cavalleresca ci ha sempre mostrato cavalieri impavidi che sceglievano il bene razionalmente, e con fede, intraprendendo strade pericolose, combattendo draghi spaventosi, solo per quell' ideale supremo; come possono, allora, gli eroi di noialtri non aver scelto coscientemente e ispirati da un bene supremo?.
Ed il nocciolo della questione è proprio questo: i partigiani non erano cavalieri, non erano super-eroi; i partigiani erano persone comuni (con qualche militare liberato da qualche campo di prigionia tra l'Emilia e la Romagna) che si erano riunite con uno scopo: " difendere le nostre terre e la nostra gente ". Non vi era un'organizzazione, se non nel '44 quando viene redatto un codice di dieci regole di comportamento per il combattente per la libertà, non vi erano credi politici o religiosi a differenziare chi combatteva fianco a fianco nei boschi, non c'era un concetto di Patria in senso ampio; c'era solo il desiderio di vedere la gente delle proprie terre tornare ad una vita serena e non assoggettata dalla violenza e l'ignoranza dell' Italia fascista e della Germania nazista.
Torna in mente la prima frase che aveva detto e a cui non si era dato poi peso : " l' articolo n, 52 della costituzione dice che l' Italia va difesa " .
Quest' uomo ha combattuto per le sue terre, per la sua gente, quest' uomo ha visto morire in battaglia amici, ha sparato contro uomini, ha preso decisioni difficili che non tutti sarebbero stati in grado di prendere e ,nonostante il contributo fondamentale che ha dato, come molti altri d'altronde, per l' Italia, non smette di voler lottare, ha ancora la voglia di raccontare e raccontarsi, ha ancora la determinazione di seguire un ideale, ha proprio il gusto per la democrazia, per la " demos ", ha ben chiaro il concetto di giustizia, ha ancora il piacere della vita, della politica, dei giovani e dell'Italia.
Si poteva parlare di tutta la storia, di tutte le tappe che portarono al compimento della guerra per la libertà, tutti i meccanismi che stavano dietro alla resistenza, ma, forse, è più interessante soffermarsi su quest'uomo che, seppur avendo iniziato a fare il partigiano senza pensare all' Italia, dimostra oggi di continuare a resistere per essa .
E allora si ferma il disco, la puntina si alza...
In un caldo pomeriggio di Giugno ho conosciuto Bruno Monti e il ricordo sensoriale che avrò di lui saranno dei versi di una canzone:
ho ancora quella forza che ti serve quando dici:
si comincia
Ho ancora la forza di starvi a raccontare
le mie storie di sempre, di come posso amare
tutti quegli sbagli che per un motivo o l'altro so rifare...
Ho ancora la forza di chiedere anche scusa
O di incazzarmi ancora
Con la coscienza offesa e dirvi che comunque la mia parte
Ve la posso garantire …
Ho ancora la forza di non tirarmi indietro
scegliermi la vita, masticando ogni metro
far la conta degli amici andati
e dire: “ci vediam più tardi!”
"Ho ancora la forza" di Francesco Guccini
Il pensare prima di dormire
Siamo rimaste in due, io e mia sorella...hanno tentato in tutti i modi di farla crescere, di farla diventare più grande di me, ma sono solo riusciti a deturparla, a stroncarla in due...siamo rimaste in due, le ultime rappresentanti della vecchia guardia. Un tempo eravamo in tante, in più di cento dicevano, ma noi sapevamo che era solo un numero demagogico. Non ci importava quante fossimo, ma quello che rappresentavamo: potenza, modernità, ricchezza e potere. Ogni anno aumentava il numero delle nostre sorelle e ogni anno diventavamo più potenti e ricche come collettivo. Abbiamo visto passare ogni sorta di uomo o donna nelle nostre strade, abbiamo sentito ogni tipo di menestrello cantare della nostra magnificenza e abbiamo visto artisti di vario genere tentare di ricreare la nostra beltade.
Un tempo eravamo famose, potenti e rinomate. Le nostre braccia si allungavano fino alla Madonna lassù sulla collina, i nostri piedi calpestavo terra fino al mare, le nostre orecchie sentivano voci di lingue diverse e la nostra bocca era agognata da tanti.
Io e le mie sorelle abbiamo visto tutti i tipi di colori politici, abbiamo seguito tutti i tipi di amori, abbiamo visto gonne che coprivano anche le caviglie e minigonne che sembravano quanto mai inutili. Abbiamo sopportato atti di violenza inaudita e manifestazioni di amore puro, ci siamo vantate del nostro primato di cultura, abbiamo fatto scuola alla maggior parte del mondo, abbiamo difeso a spada tratta le nostre tradizioni aprendo le braccia alle nuove culture. Abbiamo visto amputare a nostre simili le braccia perchè non prendessero la scena di vecchie riccastre. Siamo state genitrici di musicisti ed intellettuali, politici e attori, filosofi e mentecatti. Abbiamo confortato cuori affranti e riscaldato quelli di chi aveva un sogno. Siamo state e siamo il baluardo dei mercati di tante genti. Abbiamo lottato fianco a fianco del nostro cugino sceso in piazza, nudo, senza vergogna, abbiamo lasciato che la tecnologia uccidesse le nostre famiglie. Siamo state sempre vigili ai soprusi che il denaro ci voleva imporre, abbiamo visto le nostre strade diventare pericolose, puzzolenti. Abbiamo sopportato la supremazia di genti straniere, abbiamo stretto i denti e ci siamo aiutate l'un l'altra, abbiamo vissuto nella ricchezza e nella miseria più nera. Abbiamo visto giovani spostarsi da noi affascinati da nuovi intrattenimenti. Abbiamo sentito fischiare dal cielo bombe liberatrici e poco tempo dopo l'eco degli ordigni di coloro che non se ne volevano andare. Abbiamo visto ragazzi distratti cadere giù dalle finestre ed innocenti inseguiti e manganellate perchè sognavo un mondo nuovo. Abbiamo sentito parole vuote da una e dall'altra fazione, abbiamo visto l'odio e la rabbia messi a tacere da una coppa vinta. Abbiamo le nostre arterie intasate da ciò che l'uomo moderno chiama sviluppo, tecnologia. Abbiamo sentito storie di nostre cugine lontane più belle, più alte e ricche di noi che ci toglievano splendore e fama. Abbiamo visto le genti che prima facevano la fila per poter stare al nostro cospetto allontanarsi nelle campagne. Hanno provato a darci nuovo valore, ci hanno addobbate per i giorni di festa tentando di farci tornare meravigliose.
Molti ormai camminano senza neanche guardarci.
Un tempo eravamo potenti, incutevamo timore e rispetto, un tempo eravamo davvero qualcuno.
Ed ora...ora...non siamo che un pallido ricordo di un sogno. Siamo due vecchie signore malandate, ancora con il loro orgoglio ed il loro fascino, che rimangono erette qui, dove ci hanno concepito, tentando di ricordare alla nostra gente la loro storia. E allora basta mia piccola sorella, chiudi gli occhi mentre io rimango vigile su di essi e sulle nostre terre.
Dormi Garisenda,
dormi.
...bisogna fare il primo passo...
... era proprio il caso di aprire un bel blog ...
Oggi, 27 Febbraio 2011, inizia ufficialmente questa nuova avventura.
Come per dare una sterzata forte dal tragitto dell' Hobby per prendere la rotta della professionalità.
Have a nice trip.
Oggi, 27 Febbraio 2011, inizia ufficialmente questa nuova avventura.
Come per dare una sterzata forte dal tragitto dell' Hobby per prendere la rotta della professionalità.
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