La vita è un continuo amalgamare le esperienze vissute con quello che sta capitando nel presente. Capita, così, di ritrovarsi in una stanza e sentire l' odore dei panni stesi di quando eri piccolo, entrare in un bar e vedere il marrone delle gite domenicali per i boschi nel caffè, sentire un sapore di innamoramento infantile quando entri dal fornaio. Capita, oppure, di trovarsi in un caldo pomeriggio di Giugno a parlare con un pezzo di storia che continua strenuamente a combattere per la propria esistenza e non , come purtroppo succede spesso, per la propria sopravvivenza e a sentire un vecchio disco che incomincia, imbarcato, a girare e una puntina fedele che lo scorre per l' ennesima volta.
Incominci a vedere delinearsi quella figura di quel nonno saggio e amorevole che ha voglia di insegnarti cos' è stata la sua vita senza aver pretese di capire la tua, ma con la ferma convinzione che la sua abbia contribuito, oltre che biologicamente, in qualche modo alla tua.
Ti trovi, così, a mettere due occhi troppo giovanili rispetto all' effettiva età del proprietario davanti all' argomento che, ai tempi, era slogan dei nemici : " la patria " .
Ti viene voglia di conoscere questa persona, di capire chi è e , perchè no, fingere che sia il tuo nonno almeno per un pomeriggio. ( quando poi, intercalando il disappunto per il " lei " che con rispetto gli rivolgi con accento e parole del tuo dialetto, è fatta, ti senti come davanti la stufa d' inverno,mancano solo le caldarroste ).
Non avendo quella tranquillità di poter fare domande stupide, non essendo effettivamente il nipote legittimo, tenti di porre un quesito che riesca a non far trapelare quella tua voglia parentale e che, comunque, ti porti più vicino alla conoscenza dell' uomo e non della figura storica.
" Perchè hai incominciato a fare il partigiano? credevi in un' Italia unita? "
Sorride, tira fuori un pò di appunti, preparati per l' intervista, dandoti la chiara dimostrazione della sua voglia di trasmettere un messaggio chiaro e oggettivo ai giovani, ed incomincia a spiegarti un pò come sono andate le cose dal '43 al '45 qui " dalle nostre parti " .
Ti apparecchia davanti la situazione dell'Italia, dei fascisti, dei partigiani e delle famiglie contadine dei nostri monti. Mi fa vedere come la condizione di combattente per la libertà non fosse una scelta poi tanto arbitraria (nel '43 il bando di chiamata per la Repubblica di Salò fece da spartiacque tra quelli che andarono a difendere Mussolini e quelli che si diedero alla resistenza). Ti sembra di essere tornato a scuola quando rispondevi ad una domanda sbagliando completamente la risposta: com'è possibile che la scelta dei partigiani, gli eroi che la mia emilianità mi ha portato a far convivere nella mia mente spalla spalla con Superman, l' Uomo Ragno e Chè Guevara, quelle figure belle, limpide, pure, fiere che abitavano la mia testa come degli angeli per la pace, fosse dettato da un "o così o così " ?.
E' strano trovarsi un partigiano davanti che ti dice : " ...io ero un cinno - bambino - un giorno mio padre mi prese e mi disse ven ben via da lè - vieni via da li - che è meglio nascondersi perchè a quelli li non importa se sei solo un bambino, tal speren! - ti sparano - ed è così che sono diventato partigiano" .
La cultura cavalleresca ci ha sempre mostrato cavalieri impavidi che sceglievano il bene razionalmente, e con fede, intraprendendo strade pericolose, combattendo draghi spaventosi, solo per quell' ideale supremo; come possono, allora, gli eroi di noialtri non aver scelto coscientemente e ispirati da un bene supremo?.
Ed il nocciolo della questione è proprio questo: i partigiani non erano cavalieri, non erano super-eroi; i partigiani erano persone comuni (con qualche militare liberato da qualche campo di prigionia tra l'Emilia e la Romagna) che si erano riunite con uno scopo: " difendere le nostre terre e la nostra gente ". Non vi era un'organizzazione, se non nel '44 quando viene redatto un codice di dieci regole di comportamento per il combattente per la libertà, non vi erano credi politici o religiosi a differenziare chi combatteva fianco a fianco nei boschi, non c'era un concetto di Patria in senso ampio; c'era solo il desiderio di vedere la gente delle proprie terre tornare ad una vita serena e non assoggettata dalla violenza e l'ignoranza dell' Italia fascista e della Germania nazista.
Torna in mente la prima frase che aveva detto e a cui non si era dato poi peso : " l' articolo n, 52 della costituzione dice che l' Italia va difesa " .
Quest' uomo ha combattuto per le sue terre, per la sua gente, quest' uomo ha visto morire in battaglia amici, ha sparato contro uomini, ha preso decisioni difficili che non tutti sarebbero stati in grado di prendere e ,nonostante il contributo fondamentale che ha dato, come molti altri d'altronde, per l' Italia, non smette di voler lottare, ha ancora la voglia di raccontare e raccontarsi, ha ancora la determinazione di seguire un ideale, ha proprio il gusto per la democrazia, per la " demos ", ha ben chiaro il concetto di giustizia, ha ancora il piacere della vita, della politica, dei giovani e dell'Italia.
Si poteva parlare di tutta la storia, di tutte le tappe che portarono al compimento della guerra per la libertà, tutti i meccanismi che stavano dietro alla resistenza, ma, forse, è più interessante soffermarsi su quest'uomo che, seppur avendo iniziato a fare il partigiano senza pensare all' Italia, dimostra oggi di continuare a resistere per essa .
E allora si ferma il disco, la puntina si alza...
In un caldo pomeriggio di Giugno ho conosciuto Bruno Monti e il ricordo sensoriale che avrò di lui saranno dei versi di una canzone:
ho ancora quella forza che ti serve quando dici:
si comincia
Ho ancora la forza di starvi a raccontare
le mie storie di sempre, di come posso amare
tutti quegli sbagli che per un motivo o l'altro so rifare...
Ho ancora la forza di chiedere anche scusa
O di incazzarmi ancora
Con la coscienza offesa e dirvi che comunque la mia parte
Ve la posso garantire …
Ho ancora la forza di non tirarmi indietro
scegliermi la vita, masticando ogni metro
far la conta degli amici andati
e dire: “ci vediam più tardi!”
"Ho ancora la forza" di Francesco Guccini
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